DL MILLEPROROGHE – Confartigianato in audizione al Senato sul Decreto Proroga termini
I rappresentanti di Confartigianato intervenuti in audizione alle Commissioni Affari Costituzionali e Bilancio del Senato sul Decreto Milleproroghe. Tra le proposte presentate dalla Confederazione il differimento di un anno dell’entrata in vigore delle nuove regole SOA per i lavori che beneficiano di ecobonus, la proroga per tutto il 2023 del credito d’imposta formazione 4.0, della disciplina del lavoro agile emergenziale e della sottoscrizione degli accordi aziendali o territoriali per accedere alle risorse del Fondo Nuove competenze.
Confartigianato ha espresso apprezzamento per gli interventi di carattere fiscale del provvedimento, in particolare la sospensione degli ammortamenti, la proroga di sei mesi dell’adempimento dichiarativo IMU per il 2021 e di alcuni obblighi previsti dal codice civile per le società di capitale.
Evidenziata anche la necessità di prorogare di un anno l’applicazione delle sanzioni relative alla violazione dell’obbligo di comunicazione per le imprese che ricevono sovvenzioni, sussidi o aiuti erogati dalle pubbliche amministrazioni.
Necessaria anche la proroga per l’acquisizione dei requisiti professionali dei meccatronici per sanare i ritardi nella organizzazione dei corsi regionali di qualificazione, nonché far slittare di un anno la decorrenza dei termini in materia di revisione periodica sui veicoli pesanti.
Gli esponenti di Confartigianato hanno altresì evidenziato la necessità di una tempistica congrua ed adeguata a realizzare una riforma delle concessioni demaniali che restituisca al sistema criteri di stabilità e contemporaneamente ammortizzi gli investimenti effettuati dalle imprese e remuneri equamente i capitali da loro investiti.
PREVIDENZA – Confartigianato: “Sì a riforma strutturale del sistema pensionistico”
Nei gironi scorsi i rappresentanti di Confartigianato, intervenuti al tavolo sulla previdenza tra il Ministro del Lavoro Marina Calderone e le parti sociali, hanno indicato le proposte per realizzare la riforma del sistema pensionistico obbligatorio.
Secondo Confartigianato è necessario garantire la sostenibilità del sistema, la certezza delle norme a medio-lungo termine anche per consentire alle imprese una adeguata programmazione nel ricambio del personale, l’effettiva separazione fra previdenza e assistenza, equità di trattamento fra lavoratori dipendenti ed autonomi, in particolare sull’aspetto dei lavori gravosi e usuranti.
Per la Confederazione dell’artigianato e delle Pmi servono interventi per aumentare i contribuenti attivi anche con più corretti inquadramenti previdenziali. Infine, ha condiviso la necessità dell’avvio di uno specifico tavolo dedicato alla previdenza complementare, auspicando che vengano finalmente riconosciute norme agevolative per le micro e piccole imprese.
MEDIA – La crisi demografica italiana: giovani e qualità del lavoro. Il nuovo ‘quaderno’ della Fondazione Germozzi
La demografia è un problema prima di tutto economico. E’ stato molto chiaro, su questo punto, il direttore generale del Censis Massimiliano Valerii durante l’assemblea annuale di Confartigianato. Un concetto, quello del saldo demografico, sul quale anche il presidente di Confartigianato Marco Granelli ha riflettuto a lungo e che sta interrogando molti esperti della materia. D’altra parte, se già il nostro sistema economico sconta alcuni gap di competitività rispetto ad altri europei ed extraeuropei, quello della demografia rischia di essere un ulteriore fattore di squilibrio negativo. Ma il problema è molto più profondo e di non facile risoluzione. Di più: non riguarda solo il mondo delle imprese, ma è un problema che attiene alla tenuta strutturale del nostro Paese. Un’Italia sempre più vecchia, fragile.
Di questo e molto altro si è occupato Alessandro Rosina, docente di Demografia e Statistica sociale all’Università Cattolica di Milano in molti dei suoi lavori. Alessandro Rosina è l’autore del nuovo ‘quaderno’ tematico della Fondazione dal titolo ‘La crisi demografica italiana: giovani e qualità del lavoro – Idee, spunti, dati e scenari per affrontare gli squilibri che rischiano di compromettere lo sviluppo economico e la sostenibilità sociale del Paese’ (scarica il volume).
Gli studi compiuti da Rosina forniscono una proiezione, a tratti, piuttosto allarmante del problema demografico in Italia. Forse, però, la cosa più desolante è che a fronte di questo scoglio che sta via via diventando sempre più insormontabile, in questi anni abbiamo assistito a una sorta di grande rimozione collettiva. Come se il problema non ci riguardasse. Se a questo aggiungiamo che le politiche messe in campo per fronteggiare la questione demografica si sono rivelate del tutto inefficaci, ecco che il quadro appare ancor più a tinte fosche. La sfida dell’inversione del trend è attuale, attualissima. Una sfida per il futuro.
Spiega Rosina, intervistato da Federico Di Bisceglie per Spirito artigiano: “E’ senz’altro la grande questione rimossa del nostro paese. Non mancano i titoli di forte preoccupazione sui media quando escono i dati Istat sulle nascite in continua riduzione, ma dal giorno dopo il tema scivola sistematicamente ai margini del dibattito pubblico. La politica italiana tende ad avere uno sguardo corto, che fatica ad andar oltre il consenso da ottenere nelle prossime elezioni. La combinazione tra poca lungimiranza, bassa consapevolezza delle conseguenze della denatalità, marginalità delle politiche per i giovani e le donne, ha portato gli squilibri demografici a diventare sempre più gravi generando un senso di impotenza verso un destino ineluttabile. Anziché produrre una reazione si è via via scivolati verso la rassegnazione. Ci siamo permessi di sottovalutare questa enorme questione perché il centro della vita attiva è stato, fino a qualche anno fa, presidiato da generazioni molto consistenti. In particolare i nati attorno a metà anni Sessanta (all’apice del baby boom) avevano 35 anni nel 2000, 45 nel 2010 e 55 nel 2020. Gli effetti della denatalità sull’economia e sulla sostenibilità del sistema di welfare cominciano a prodursi ora con l’entrata nelle età lavorative dei nati dalla seconda metà degli anni Ottanta in poi, quasi dimezzati rispetto alla generazione dei propri genitori. Non è più solo questione di conti pubblici, ma anche di squilibri che investono il mercato del lavoro“. (Leggi l’intervista completa su Spirito artigiano).
STUDI – Costo credito: nel 2022 +170 punti tassi, con effetti negativi su investimenti, produttività e transizione green
L’inasprimento delle condizioni di politica monetaria per combattere l’inflazione sta determinando un rialzo del costo del credito alle imprese che – comprimendo la creazione di valore aggiunto – ha pesanti ricadute recessive sull’economia.
Nonostante il raffreddamento autunnale dei prezzi di petrolio e gas naturale, persiste sull’economia dell’Eurozona un alto tasso di inflazione, che a dicembre è al 9,2% (era 10,1% a novembre). In conseguenza di una maggiore spinta dei prezzi dell’energia, l’inflazione in Italia rimane in doppia cifra collocandosi al 12,3% (era 12,6% a novembre), mentre negli Stati Uniti la crescita dei prezzi al consumo rallenta al 6,5% (era 7,1% a novembre).
Per contrastare l’inflazione, la Bce ha deciso una vigorosa stretta monetaria, aumentando i tassi di interesse di riferimento di 250 punti base tra luglio e dicembre. La Bce ha preannunciato prossimi ulteriori aumenti dei tassi «in misura significativa a un ritmo costante per raggiungere livelli sufficientemente restrittivi da assicurare un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% nel medio termine». Nella storia dell’euro non hanno precedenti l’intensità della stretta monetaria e la crescita dei prezzi attualmente in corso.
L’analisi delle ultime evidenze sul mercato del credito pubblicate da Banca d’Italia sottolinea la trasmissione della politica monetaria restrittiva sul costo dei prestiti per il sistema produttivo, che amplifica gli straordinari effetti della crisi energetica e caro bollette sui bilanci aziendali.
A novembre 2022 il tasso sui prestiti alle imprese per nuove operazioni con importo fino 1 milione è salito al 3,37% con un aumento di 170 punti base rispetto ad un anno prima, raggiungendo un livello che non si registrava da otto anni (novembre 2014). Solo a gennaio 2012, nel pieno della crisi del debito sovrano, con lo spread BTP-Bund a oltre 400 punti base, si registrò una crescita dei tassi sui prestiti più intensa (+176 punti base) di quella in corso.
Il tasso medio sulle consistenze dei prestiti alla imprese (società non finanziarie) in conto corrente arriva al 3,34%, salendo di 112 punti base nell’arco di dodici mesi.
Un approfondimento sul mercato del credito delle imprese nel report dell’Ufficio Studi ‘Finanza d’impresa, tra crisi energetica e stretta monetaria’. Qui per scaricarlo.
L’accentuata crescita dei tassi in corso potrebbe determinare una pesante frenata dell’economia. Secondo le recenti valutazioni del Fondo monetario internazionale, metà dell’Unione europea sarà in recessione, mentre si delinea il rischio di una eccessiva normalizzazione dei tassi ufficiali.
Nel terzo trimestre 2022, a fianco del rincaro dei tassi di interesse, cade la domanda di credito per gli investimenti. Con una ridotta accumulazione di capitale si determinano ricadute sulla propensione all’innovazione e sulla dinamica della produttività, mentre si frena la sostituzione di impianti meno efficienti, rallentando il contenimento dei consumi di energia e la transizione green delle imprese.
In un contesto di politica fiscale prudente l’aumento dei tassi fa salire la spesa per gli interessi sul debito pubblico, spiazzando gli interventi fiscali a sostegno degli investimenti delle imprese.
La stretta rallenterà il settore immobiliare e delle costruzioni, i comparti che hanno sostenuto la ripresa post-Covid-19: a novembre 2022 il costo dei prestiti per l’acquisto di abitazioni sale al 3,06%, con un aumento di 162 punti base rispetto un anno prima. Anche la spesa delle famiglie per beni di consumo durevoli e di autoveicoli viene penalizzata dall’aumento del costo del credito al consumo, il cui tasso a novembre è salito al 7,66%, con un aumento di 144 punti base in un anno.
MEDIA – Su Spirito Artigiano l’Italia in bilico tra energie inespresse e la vitalità degli artigiani
Il futuro dell’Italia, denso di incognite ma anche ricco di grandi potenzialità, è il tema conduttore del nuovo numero di Spirito Artigiano. In apertura, il Prof. Mauro Magatti, docente di sociologia all’Università Cattolica di Milano, disegna le caratteristiche di un Paese in surplace che, al pari di un ciclista “è tutto concentrato nel rimanere in equilibrio sul posto, piuttosto che nel lanciarsi verso il futuro che lo attende. Un Paese in cui gran parte delle energie – pubbliche e private – sono impegnate nel tentativo di conservare la posizione, più che a costruire un domani desiderabile”. Magatti cita il Rapporto Italia Generativa che raccoglie e prova a ricomporre le facce di un Paese ancora vitale, ma che continua a sprecare i suoi talenti in un contesto che resta troppo caotico.
E tra i protagonisti della vitalità italiana e della transizione green ci sono gli Artigiani del futuro, al centro dell’omonimo progetto realizzato da Fondazione Symbola in collaborazione con Confartigianato che – spiega Ermete Realacci, presidente di Symbola – ribalta molti luoghi comuni e soprattutto offre elementi a chi crede che l’Italia deve scommettere su un’economia che incrocia innovazione con comunità, bellezza, territori, tradizione. Un’Italia che fa l’Italia. Che non lascia indietro nessuno e non lascia solo nessuno.
Tra le incertezze che condizionano le nostre prospettive economiche e sociali c’è la crisi demografica. Il Prof. Alessandro Rosina, docente di Demografia e Statistica sociale all’Università Cattolica di Milano, analizza questo tema cruciale in un’intervista realizzata da Federico Di Bisceglie. Rosina, peraltro, è autore – per Fondazione Germozzi – del nuovo ‘quaderno’ tematico della Fondazione dal titolo ‘La crisi demografica italiana: giovani e qualità del lavoro – Idee, spunti, dati e scenari per affrontare gli squilibri che rischiano di compromettere lo sviluppo economico e la sostenibilità sociale del Paese’.
Per costruire il futuro di un’Italia competitiva bisogna investire su innovazione e ricerca, ma soprattutto occorre far dialogare Università, centri di ricerca, imprese. E’ il paradigma indicato dal rettore del Politecnico di Torino secondo il quale occorre che l’Italia entri appieno nell’economia della conoscenza, mai realmente partita nonostante molti proclami fatti negli ultimi vent’anni a partire dalla formulazione della Strategia di Lisbona con la tripla elica dell’innovazione che vorrebbe Università, Stato e Imprese collaborare strettamente. Le imprese necessitano di formazione, ricerca applicata e supporto a processi innovativi e a volte radicali cambi di rotta nei loro prodotti. Questo non possono più farlo da sole.
L’artigianato è al centro dei progetti finanziati dalla Conferenza episcopale italiana a favore del Terzo mondo. In Medio Oriente, infatti, grazie al progetto “Piccirillo Handicraft Center” (fondato nel 2018 dai Frati Minori Custodia della Terra Santa), l’Arcidiocesi di Genova sosterrà lo sviluppo dell’artigianato tradizionale palestinese con particolare attenzione alla difesa del patrimonio artistico e culturale di Betlemme e alla formazione dei giovani artigiani.